L’impatto dell’emergenza Covid-19 sul settore farmaceutico
Secondo una rilevazione Istat, nel 2020 l’industria chimica e farmaceutica italiana ha recuperato competitività rispetto al 2019. Lo shock derivante dall’emergenza Covid-19, e le relative misure adottate, hanno determinato una contrazione dell’attività produttiva in tutti i comparti, con l’eccezione di alimentari e farmaceutica.
Ciò è testimoniato anche da un generale peggioramento del grado di solidità e resilienza strutturale delle aziende italiane, causato dalle misure straordinarie di lockdown, a cui fa eccezione proprio il settore farmaceutico.
Quest’ultimo ha fatto registrare una crescita delle esportazioni del +3,8%, che incidono per oltre il 90% sul totale produzione, e visto aumentare l’incidenza della domanda tedesca, mentre si è ridotta quella di Stati Uniti, Russia e Francia.
i player internazionali
L’impatto che l’emergenza sta avendo sui risultati dei principali attori mondiali della lotta al coronavirus (Pfizer, BioNtech, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Moderna, Novavax, Cansino Biologics, ed Ely Llly e Regeneron per gli anticorpi monoclonali) è notevole.
Secondo S&P Market intelligence i vaccini, insieme alle altre terapie per la cura del coronavirus, hanno generato un giro di affari di 185 miliardi di dollari nel 2020, e dovrebbe attestarsi a 257,9 miliardi di dollari nel 2021, per utili netti pari a circa 70 miliardi di dollari.
La spinta è stata decisiva soprattutto per quelle aziende che prima dell’emergenza coronavirus erano quasi sconosciute: Moderna, che registrava ricavi per 18,7 milioni di dollari nel 2019, prevede di raggiungere i 16,9 miliardi di dollari nel 2021; BioNTech prevede ricavi per 7,6 miliardi nel 2021 (erano 121,9 milioni nel 2019); CansIno Biologics prevede di raggiungere 3,9 miliardi di dollari di ricavi nel 2021, contro i 2,4 milioni dell’era pre-Covid.